LA CITTA’ ANTICA

Le origini mitiche dell’antica Tusculum si legano all’eroe greco Telegono, figlio della maga Circe e di Ulisse, ma le prime testimonianze di vita note sono quelle di un villaggio del X sec a.C. (età del Ferro) sull’acropoli, in posizione dominante sulla vie Latina e Labicana.

Proprio la centralità dell’abitato rispetto alle principali vie di comunicazione, ne permetterà nei secoli successivi, lo sviluppo economico e politico e l’espansione urbana sul sottostante pianoro occidentale. A questa fase di sviluppo, tra l’VIII e il VI secolo a.C., risale la monumentalizzazione della città e la realizzazione di opere di grande ingegno come la ‘Fontana Arcaica’, struttura idrica ancora oggi visibile a nord del foro.

All’inizio del V secolo, Tarquinio il Superbo, ultimo re di Roma, cacciato dall’Urbe con la proclamazione della Repubblica, venne accolto da Ottavio Mamilio, dittatore di Tusculum, che ne aveva sposato la figlia. Al comando della Lega Latina, Mamilio fronteggiò Roma presso il Lago Regillo, tra il 496 e il 494 a.C. La storica battaglia vide la sconfitta dei latini che, secondo la storiografia antica, furono abbandonati dai loro dèi protettori, i Dioscuri, i quali parteggiarono per la vittoria dei romani.

Dopo la vittoria, tra Roma e le città sconfitte venne stipulato il Foedus Cassianum, un trattato di pace che di fatto manteneva rapporti di parità con le città sottomesse per garantire la difesa dei confini.

Nel 381 a.C. Tusculum divenne quindi municipio romano e iniziò un processo di rinnovamento urbanistico, che toccò il suo culmine in epoca imperiale (I sec a.C. – III sec d.C.). Ed è quest’epoca che si deve l’organizzazione del foro così come appare oggi con una grande piazza porticata sulla quale si affacciavano la basilica civile e gli altri edifici pubblici, con il teatro a fare da quinta scenografica. Poco distanti furono realizzate grandi opere come gli impianti termali, il santuario e l’anfiteatro. Nel territorio extra urbano, i nobili romani iniziarono a costruire le loro ville a testimoniare la fiorente età di sviluppo ed espansione della città.

Durante i secoli della fine dell’Impero Romano, Tusculum inizia una fase di declino e di abbandono che perdura fino all’epoca medievale. A partire dalla fine del X secolo d.C. la città rinasce grazie alla potente famiglia dei Conti di Tuscolo che insedia il proprio castello sull’acropoli della città; da qui eserciterà il proprio dominio sui castelli romani e su Roma, conquistandosi l’inimicizia di numerose famiglie romane. Nel 1167 i tuscolani, con l’appoggio delle milizie tedesche dell’imperatore Federico Barbarossa e di Cristiano di Magonza, affrontarono le truppe civili romane nella Battaglia di Prata Porci. La sconfitta di Roma acuirà definitivamente lo scontro tra le due città. Tra il 1170 e il 1172 il pontefice Alessandro III, divenuto signore di Tuscolo, trasferisce la corte papale nel castello tuscolano. Dopo la sua morte giunse l’occasione per i romani di vendicarsi della città rivale. In cambio dell’incoronazione imperiale a Roma di Enrico VI, i romani ottennero dall’imperatore, ultimo alleato dei tuscolani, la possibilità di invadere Tusculum. Il 17 aprile 1191 d.C. l’esercito romano rase al suolo la città decretandone la fine. 

Le rovine di Tusculum, a lungo ricercate già nel Rinascimento, tornarono alla luce solo nella prima metà dell’Ottocento, quando per il rinnovato interesse per l’antichità, il sito divenne oggetto di indagini archeologiche e studi di antiquaria. 

I primi scavi furono compiuti da Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, che nel 1803 acquistò dai Gesuiti la proprietà di Villa Rufinella (attuale Villa Tuscolana) e dei territori circostanti con l’obiettivo di ricostituire il tuscolano di ciceroniana memoria.

Gli scavi condotti dal 1804 al 1817 dal principe di Canino, avevano come finalità prioritaria il recupero di statue e reperti da destinare alla propria collezione o al mercato antiquario.  Ed effettivamente, i ritrovamenti di quegli anni furono eccezionali, come riportano le annotazioni dei viaggiatori ed eruditi dell’epoca: due Rutilie, la cosiddetta Antonia, due togati, un Apollo in bronzo e una Pudicizia solo per citare le statue più famose.

Nelle guide viene citato anche un itinerario consigliato che, partendo da Villa Ruffinella dove era esposta la collezione statuaria, arrivava al foro, costeggiando l’anfiteatro e il grande santuario. La visita si concludeva nei pressi della fontana arcaica, lungo la strada che saliva dalla via Labicana, dove erano esposti i ritrovamenti epigrafici e il materiale architettonico.  

Dopo un tentativo di rapimento e a causa dei debiti, Luciano Bonaparte nel 1820 vendette l’intera proprietà alla duchessa di Savoia e buona parte della sua collezione d’arte a diversi collezionisti, lasciando per sempre Frascati.

I Savoia proseguirono gli scavi affidandone la direzione a Luigi Biondi prima e a Luigi Canina poi che, con un approccio al sito totalmente differente, tra il 1824 e il 1840 si dedicano alla comprensione della struttura e dello sviluppo della città antica. Ne è testimonianza la monografia di Luigi Canina “Descrizione dell’antico Tuscolo” del 1840 che costituisce la summa di questa intensa stagione di ricerche.

Mentre i reperti venivano allontanati dal territorio e spediti nel castello di Agliè, vicino Torino, dove sono tutt’oggi esposti, l’area fu invece sistemata dal Canina per volere della stessa sovrana, al fine di rendere più agevole la visita degli illustri ospiti. Il nuovo percorso di visita, ormai nell’area monumentale, fu inaugurato in occasione della visita di papa Gregorio XVII il 7 ottobre 1839, come ricordato nella targa visibile in cima alle gradinate del teatro.

Con la morte di Maria Cristina di Borbone, l’attenzione per il sito diminuì progressivamente, pur non mancando studi topografici di illustri studiosi come Grossi Grondi.

Soltanto nel secondo Dopoguerra, un rinnovato interesse per l’area archeologica portò a nuovi studi e saggi di scavo, ad opera principalmente di Maurizio Borda, ispettore della direzione Antichità e Belle Arti del Ministero della Pubblica Istruzione. Il Borda nel suo lavoro poté certamente contare sull’appoggio dell’opinione pubblica locale, particolarmente attiva nel valorizzare le vestigia tuscolane.

Anche questa nuova stagione fu però di breve durata, esaurendosi in poco meno di un decennio. A seguire, solo episodiche attività archeologiche fino all’acquisto dell’area da parte della Comunità Montana Castelli Romani e Prenestini nel 1984.

L’Ente commissionò a Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Giglio un prezioso studio topografico sull’intera area che gettò le fondamenta per una moderna riscoperta scientifica del sito di Tusculuma. Una riscoperta che si è concretizzata a partire dal 1994 con l’avvio della collaborazione con la Escuela Española de Historia y Arqueología en Roma-CSIC e del progetto di ricerca Tusculum, tuttora in corso.