LA NATURA

Il territorio tuscolano e quello dei Colli Albani più in generale, deve la sua caratteristica conformazione all’attività del Vulcano Laziale che ha cambiato per sempre l’aspetto della grande pianura che dal mare arrivava fino ai piedi degli appennini.

Nel giro di circa 600.000 anni una serie di eruzioni ha portato all’innalzamento di coni vulcanici, alla loro successiva distruzione e alla formazione di laghi, come quello di Nemi ed Albano. Di tutti questi sommovimenti oggi restano il profilo di una grande caldera, ben visibile nei diversi punti panoramici che il Parco offre.

La caldera, formatasi con il crollo del primo grande vulcano esploso, ha un diametro di oltre 10 km e da Tuscolo si estende verso Rocca Priora, il Maschio di Lariano e Monte Artemisio interrompendosi in corrispondenza dei laghi. Rimangono, inoltre, il Monte Cavo e il Monte delle Faete, formatisi con una successiva eruzione vulcanica all’interno della caldera originaria.

Su queste alture, l’uomo ha vissuto da millenni, prima in villaggi di capanne, poi in città, raggruppate nella lega latina, infine sotto la dominazione romana. Col tempo, l’agricoltura e, soprattutto, la pastorizia hanno ridotto i boschi esistenti creando, però, nuove comunità di piante, che in primavera si manifestano in tutto il loro splendore.

A Tuscolo in particolare è possibile ammirare una grande varietà di specie arboree che si differenziano tra i due versanti.

Quello esposto a sud, verso il mare tirreno, più caldo ed arido, ancora oggi viene utilizzato a pascolo ed è caratterizzato da vaste distese erbose. Le gialle ginestre chiazzano le rocce, fra le erbe svettano gli alti pennacchi dei verbaschi, nelle zone d’ombra spuntano i crochi e ovunque papaveri e margherite, senza le quali un prato non può dirsi tale. Tra tutte la ginestra è quella che da sempre caratterizza il Parco, come raccontato anche da Richard Voss “…Tu ignori l’incantesimo delle ginestre tuscolane. Dappertutto scorrono e fluttuano rivoli di fiori; invadono le insenature, si snodano sulle rovine, riempiono ogni fossa e ogni balza, si stendono come lago.” (1903).

Il versante rivolto a nord, verso Frascati e Monte Porzio Catone, è invece meno soleggiato e più umido, e ricoperto quindi da boschi a caducifoglie, fra cui spiccano la roverella e il cerro, ma anche altri alberi, come l’acero campestre. Il loro sottobosco è ricco di piante tipiche, come il pungitopo, l’edera e l’asparago.

Vicino agli scavi si trova anche un lembo di castagneto che sembra essere di origine naturale e non introdotto dall’uomo.

Macchie e boschi alternati a prati aperti, alberi secolari, ovunque rovine immerse nel verde, silenzio ed un senso di stupore ed ammirazione. È questa la magia che incantò artisti e letterati romantici che, nella loro ricerca di un rapporto fisico e spirituale più intimo con la natura, trovarono, in questo paesaggio ricco di contrasti, il perfetto riflesso delle loro emozioni e dei loro stati d’animo.

La stessa magia può ritrovarla il visitatore moderno con una piacevole passeggiata alla scoperta del Parco o attraverso brevi escursioni lungo i sentieri segnalati che partono dai comuni vicini.

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QUALCHE SCATTO